Della letteratura sudamericana ho sempre amato le atmosfere surreali, i personaggi ritratti a tinte forti, il caldo che sembra trasudare dalle pagine, gli scenari magici, gli amori assoluti, i vestiti appiccicati. Tutto sembra così grande e assoluto, così sensuale e perfetto, anche quando è tragico.
Quest'articolo parla di:
I racconti di Francesca Guattieri hanno questo stesso sapore. Sono i racconti del suo Venezuela, il Paese nel quale è nata e al quale è così fortemente legata. Il Paese che custodisce la storia della sua famiglia, una storia che Francesca ha deciso di raccontare perché non venga persa, perché oggi il Venezuela non è più quel Paese. Lì, negli anni Cinquanta, nella splendida Isla Margarita, anche i suoi nonni contribuirono allo sviluppo del turismo grazie all’apertura di strutture commerciali e hotel. Erano anni floridi, sull’isola si succedevano feste e le donne vestivano abiti lunghi dai colori sgargianti.
Certo Francesca mai avrebbe immaginato che il suo blog, Vivere per raccontarla, nato per accompagnare la sua gravidanza, potesse diventare il riferimento per centinaia di Venezuelani lontani dal proprio Paese che oggi soffrono nel vederlo (o molto più spesso immaginarlo) così lontano da quei giorni felici, un Paese che nel giro di un decennio ha visto crollare pezzo per pezzo le colonne che sostenevano la sua forza economica e vitale.
“Ricevo tantissime mail di ringraziamento, in questi due anni e mezzo sono stata contattata da 600 Venezuelani che mi hanno ringraziata, a volte mi hanno coinvolta nelle loro storie dolorose, raccontandomi pezzi delle loro vite”.
È nato quindi così il tuo blog? Per raccontare quello che sta accadendo in Venezuela?
“No! Il blog è nato perché pensavo a uno spazio che mi tenesse compagnia durante la gravidanza… L’idea era quella di raccontare la mia vita, le mie giornate. Presto però a questa parte di “diario” si è aggiunta una parte dedicata al Venezuela, volevo parlarne in maniera leggera, per tracciare i ricordi della mia famiglia… fino al 12 febbraio dello scorso anno, quando tre persone sono state uccise durante una manifestazione dell’opposizione che chiedeva le dimissioni di Maduro, presidente del Venezuela.”
A quel punto cosa è successo?
“È successo che, per assurdo, il mio blog è diventato uno dei pochi spazi in cui in Italia si scriveva di quello che stava accadendo laggiù. L’assoluta omertà da parte delle stampa italiana mi ha convinta a parlare di una situazione che al mondo sembrava non interessare. Pochissime sono le testate che ne hanno parlato e ne parlano. Grazie anche alle tante testimonianze che mi sono arrivare dai Venezuelani, le notizie sul mio blog sono state riprese anche da Panorama.”
Cosa è successo e cosa succede al Venezuela?
“Il Paese è in uno stato disastroso. La gente deve fare ore, giornate intere di coda per avere anche un solo pollo, un pezzo di sapone… Il declino è cominciato alla fine degli anni Novanta con Chavez. L’epidemia del 1999 poi, a seguito dell’alluvione, ha dato una consistente accelerata a una situazione di profonda difficoltà. Chavez sposta gli sfollati a Margarita, in quella che era stata un’isola da sogno, l’isola delle feste e degli alberghi da mille e una notte…”
Che cosa hai raccolto in questo periodo in cui hai scritto del Venezuela?
“Da una parte ho scritto la storia della mia famiglia, che comincia da mia nonna, dall’altra racconto attraverso le informazioni che mi arrivano direttamente da là, o da chi è in contatto con il Pese, la situazione che si evolve nel tempo. Ho incontrato persone incredibili grazie al blog, ma anche qualcuno che non ha gradito queste informazioni, che per il proprio interesse racconta un falso Venezuela, invitando i turisti ad andare per il proprio profitto.”
Ma come è finita tua nonna in Venezuela?
Sul blog vi racconto tutto! Mia nonna è finita in Venezuela per raggiungere mio nonno che era nell’aeronautica militare, e che ha sposato per procura. All’inizio non era proprio contenta di essere là… impiagava due ore per raggiungere il mercato più vicino per fare la spesa. Poi all’interno dell’aeroporto di Caracas, in una baracca col tetto di lamiera, stiva prodotti che arrivano da tutto il mondo, compreso il ghiaccio. Apre così un catering e inizia a lavorare con le principali compagnie aeree. Il catering verrà poi venduto alla società Marriott International, mentre lei su trasferisce sull’isola Margarita per motivi di salute.
Che cosa porti del Venezuela nella tua vita?
In Venezuela ci sono nata e ne sono orgogliosa. C’è una parte di me, molto forte, che viene da lì, nonostante io non abbia sangue venezuelano. La mia prima casa è stata un albergo, le mie giornate anziché con la baby sitter le passavo con i pescatori… La mia vita era a contatto con il mare, nella natura, in mezzo alle farfalle.
Quando sono arrivata a Milano e mi hanno iscritta alla scuola privata… è stato un trauma!
Da quanto tempo non vedi il Venezuela?
Dal 2010 purtroppo. Ho paura.