Capanna Margherita, salita al rifugio più alto d’Europa – La Capanna Regina Margherita, con i suoi 4554 metri sul livello del mare, è il rifugio più alto d’Europa . Si trova sulla punta Gnifetti del massiccio del Monte Rosa ed è una meta molto frequentata da trekker ed escursionisti. Non presenta particolari difficoltà tecniche; è una lunga camminata, prima su sentiero, poi su roccia ed infine su ghiaccio. Nonostante ciò va affrontata con una buona preparazione atletica e con l’ausilio di una guida, come fatto da noi, a meno che non si sia esperti di ghiacciai, cordate e relative manovre di sicurezza.
Abbiamo suddiviso la salita in due giorni.
Da Staffal a Punta Gnifetti
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Partenza fissata poco dopo le 10 da Staffal con obiettivo il Rifugio Gnifetti, nostro punto di appoggio per la notte prima della salita alla Capanna Margherita.
La prima parte della salita può essere fatta sia a piedi sia in cabinovia, e porta da Staffal (Grassoney La Trinitè) al Gabiet, un lago artificiale con vicino l’omonimo rifugio.
Dall’arrivo della funivia parte il sentiero che porta ai rifugi Mantova e Gnifetti sotto il ghiacciaio del Monte Rosa. La prima parte della camminata è su una mulattiera che risale i prati, senza una particolare pendenza ma che permette in alcuni punti una vista spettacolare sulla vallata, sul lago e guardando verso l’alto sui ghiacciai del massiccio del Monte Rosa.
Una volta che il sentiero curva naturalmente verso sinistra, la risalita nei prati lascia spazio a un ambiente più arido, fatto per la maggior parte di rocce ma che dà la possibilità di imbattersi in gruppi di stambecchi o camosci. La pendenza del sentiero rispetto all’inizio è più accentuata, e l’altitudine inizia a farsi sentire soprattutto per chi, come me, non è tanto abituato a quelle quote vivendo a Milano.
Verso il Rifugio Mantova
Il sentiero porta sotto il Rifugio Mantova, passaggio obbligato per chi sale da questa via e deve raggiungere Punta Gnifetti. L’ultimo tratto prima di raggiungere il Rifugio Mantova è quello fisicamente più impegnativo perché il sentiero lascia il passo a una distesa di massi e pietre che costituiscono una scala naturale fino al rifugio. Il Rifugio Mantova segna il passaggio definitivo dalla progressione su terreno a quella su ghiaccio. Il Rifugio Gnifetti verrà infatti raggiunto seguendo un’evidente traccia su ghiaccio, motivo per cui è consigliabile indossare i ramponi prima di iniziare il percorso che collega i due rifugi.
Dal Rifugio Mantova a Punta Gnifetti
I due rifugi sono separati da 150 metri di dislivello, e sono stati per me il battesimo su ghiaccio, importante per prendere confidenza con l’ambiente che avremmo dovuto affrontare il giorno dopo. Completata la traccia su ghiaccio l’ultimo ostacolo che ci separava dalla nostra meta era una salita su roccia attrezzata con catene e scalette metalliche fino al Rifugio Gnifetti.
La notte al Rifugio Gnifetti
Una volta al rifugio finalmente era il momento di rilassarsi, godersi il panorama dopo la salita affrontata e conoscere la guida che ci avrebbe accompagnato in vetta il giorno successivo.
La cena è servita alle 19 e si tratta di un momento molto particolare di questa avventura. Qui si incontrano persone dalle vite più diverse e dalle età più disparate sedute allo stesso tavolo legate tra loro da un obiettivo comune. La cena è stata semplice ma abbondante, e alle 22 le luci del rifugio si sono spente (sveglia il giorno dopo alle 4!).
Dormire per me è stato quasi un’utopia, la tensione per la salita si faceva sentire e l’altitudine non aiutava a prender sonno.
Tempi di percorrenza e dislivelli per Punta Gnifetti
Arrivo Cabinovia Gabiet (2310 mt) – Rifugio Gnifetti (3647 slm) : 5h
Da Punta Gnifetti a Capanna Margherita
La sveglia arriva in fretta, colazione molto abbondante, sia dolce che salata, e alle 5 pronti a partire!
È fondamentale salendo su ghiacciaio partire presto e tornare giù prima che il sole renda troppo soffice la neve. Dal Rifugio Gnifetti si esce già con imbracatura, ramponi e legati in cordata con la guida ad aprire e segnare la via. Il primo impatto notturno con la montagna è impressionante, nella quasi totale oscurità si vedono solo le file di luci che si muovono sul ghiacciaio: le pile frontali di chi è partito prima!
Usciti dal retro del rifugio si supera una zona crepacciata attraverso dei ponti di ghiaccio e ci si immette direttamente sul ghiacciaio del Lys tenendo alla propria destra il corno Nero e la piramide Vincent. La salita è stata per noi lenta ma costante e ci ha permesso di prendere confidenza con i ramponi e con la progressione su ghiaccio.
La salita al Colle del Lys
Continuando a risalire il ghiacciaio si arriva al crocevia della salita, il colle del Lys a quota 4250 metri. Il colle rappresenta l’unico tratto pianeggiante dell’intera salita, buon momento per una pausa, per bere e riposare le gambe. Sul colle del Lys si separano anche le varie cordate: chi prosegue dritto verso la Capanna Margherita, chi devia verso destra puntando il Cristo delle vette, chi invece deviando verso sinistra inizia la traversata del Lyskamm.
Il colle del Lys è anche un crocevia importante per capire come il fisico stia rispondendo all’altitudine. 4250 metri iniziano a essere un’altitudine importante per chi non è abituato o non sufficientemente allenato. Il colle ci ha dato anche la possibilità di ammirare finalmente tutto l’arco alpino a 360 gradi, una cartolina che fa dimenticare subito la fatica fatta arrivare!
Arrivo alla Capanna Margherita sul Monte Rosa
Una volta rimessi in cammino il nostro obiettivo è lì davanti a noi, così vicino ma in realtà ancora così lontano. Una volta lasciato il colle si affronta un falso piano prima di ricominciare a salire verso la vetta. La traccia sul ghiacciaio disegna due tornanti. Il primo molto lungo che prima si sposta verso sinistra e poi torna a destra puntando la Capanna Margherita, il secondo invece da destra piega leggermente verso sinistra. È il tratto fisicamente più impegnativo, quello che mette a dura prova le gambe oltre che al fiato.
Un passo alla volta con qualche sosta intermedia anche il lungo tornante che piega verso destra viene superato ed in quel momento la metà è lì, qualche metro sopra. Un ultimo tornantino che riporta leggermente a sinistra fino ad incontrare uno scalino di roccia, eccoci alla Capanna Regina Margherita.
Tempi di percorrenza e dislivelli da Punta Gnifetti a Capanna Margherita
Rifugio Gnifetti (3647 slm) – Capanna Regina Margherita (4554 slm) : 4h30
Discesa da Capanna Margherita a Staffal
La Capanna Margherita dà la possibilità di bere qualcosa di caldo e mangiare prima di iniziare la discesa. Il percorso in discesa è lo stesso fatto per salire, con un’unica variante finale rispetto a quello fatto all’andata. Dato che gambe e fisico erano abbastanza provati invece di scendere fino al lago Gabiet siamo scesi diretti dal Gnifetti sul ghiacciaio Indren e da lì con gli impianti in discesa fino a Staffal.
Attrezzatura utile per la salita alla Capanna Margherita
È molto importante approcciarsi alla montagna con il giusto equipaggiamento e una buona preparazione atletica
Queste sono le attrezzature che nella mia esperienza si sono rivelate fondamentali durante l’ascesa :
Scarponi Ramponabili
Ramponi (noleggiati prima di salire)
Imbracatura e Corda (noleggiati prima di salire)
Bacchette telescopiche (non tutti le usano, io le ho trovate utilissime)
Maglia termica (le temperature soprattutto la mattina presto sono rigide anche in estate)
Occhiali da sole (fondamentali per i riflessi del sole del ghiaccio)
Crema solare
Guscio antivento
Pile o felpa
Borraccia o termos
L’unica preparazione atletica possibile per chi come me vive in città è fatta dalla corsa, e sicuramente se si ha la possibilità qualche uscita in quota prima di affrontare la salita.