L’Italia è tutta bellissima, è vero, e lo penso ogni volta in cui ho la fortuna di scoprirne un pezzo nuovo.
Al cuore però non si comanda, e io devo dire che ho un debole per la Sicilia. Per la sua luce, che è quella accecante e vibrante del Mediterraneo. Per i suoi paesaggi, che sono sempre diversi tra montagne, zone aride, aree verdissime e mare. Per la sua storia e la sua cultura, che non sono uguali a quelle di nessuna altra regione. La Magna Grecia e i suoi templi, i mosaici bizantini, le vibrazioni barocche, il basalto nero dell’Etna.
Per il suo cibo, un’esplosione generosa di prodotti della terra e del mare, di street food e di piatti di casa, di dolci incredibili, belli come fossero opere d’arte.
Per questo motivo non posso che consigliarvi non uno, ma più viaggi in Sicilia a seconda delle vostre esigenze e del tempo di cui avete a disposizione.
Qui cercherò di raccontarvi il meglio di quello che ho visto nel mio ultimo itinerario on the road nella Sicilia orientale, partendo quindi da Catania. Il viaggio fa parte del progetto “Benvenuti in Sicilia” di Regione Sicilia.
È un itinerario fatto in bassa stagione (primavera) ma che potete ovviamente replicare in qualsiasi momento. Certo, l’alta stagione porta con sé molti turisti e anche molto caldo, ma si viaggia quando si può!
Non troverete qui tappe dedicate al mare, proprio perché è un itinerario della Sicilia Orientale fatto in aprile. Ma non vi sarà difficile aggiungere le tappe dedicate alle spiagge!
Io ho fatto questo itinerario in pochi giorni, ma il consiglio è di dedicargli non meno di una settimana. Al contrario, se avete meno giorni potete selezionare da questo itinerario quello che più vi piace!
Visitare Catania in poche ore: il centro
Quest'articolo parla di:
- Visitare Catania in poche ore: il centro
- Taormina
- Escursione sull’Etna
- Villa romana del Casale, Piazza Armerina
- Valle dei Templi di Agrigento
- Favara Farm Cultural Park
- L’idea in più: una degustazione di vini del territorio in un itinerario in Sicilia orientale
- Castello di Donnafugata
- Noto
- Siracusa e Ortigia in un giorno
Se avete in mente un itinerario nella Sicilia orientale, con ogni probabilità arriverete all’aeroporto di Catania. Io mi sono fermata in città un solo giorno, ma come detto anche sopra, se riuscite a dedicarle più tempo la apprezzerete ancora meglio!
In una giornata si possono comunque vedere alcune delle principali attrazioni della città.
Se avete già visto altre città della Sicilia, Palermo in primis, rimarrete stupiti dall’impatto cromatico completamente diverso. “L’oro” di Palermo qui viene sostituito dal nero del basalto. Non si tratta di un vezzo, o di una semplice scelta cromatica, bensì dell’utilizzo di una materia prima “a chilometro zero”. Il basalto, infatti, altro non è che una roccia di origine vulcanica, che in questo caso arriva dritta dritta da “mamma Etna”.
Il Duomo di Catania
Questo originale effetto “total black” lo vedrete subito nel Duomo di Sant’Agata (patrona della città). La piazza con il Duomo e l’obelisco con l’elefantino fa parte del patrimonio UNESCO. All’interno della chiesa si trova, tra le altre cose, la tomba del pittore Bellini, originario proprio di questa città.
Chiesa della Badia di Sant’Agata
Proprio di fianco al Duomo sorge la Chiesa della Badia di Sant’Agata, costruita all’indomani del terremoto di fine ‘600. Qui l’architetto Giovan Battista Vaccarini mise a frutto quanto visto nel suo viaggio a Roma per movimentare la facciata.
Purtroppo non sono riuscita a salire, ma so che la cupola interna offre uno splendido panorama sulla città!
La Pescheria: il mercato del pesce
A pochi passai dal Duomo, non potete perdere una visita alla Pescheria, l’antico mercato del pesce di Catania. I primi banchi furono posizionati qui nell’800, ma questa zona è sempre stata quella dei pescatori, proprio per la vicinanza del porto. Fu poi con il ‘500 che venne scavato un tunnel sotto il Palazzo del Seminario e le mura, proprio dove ora c’è il mercato. È davvero un’esperienza “local”, e se passate in orario di pranzo potete fermarvi in una delle trattorie che preparano pesce freschissimo.
Via Etnea
È sicuramente la strada più nota di Catania, e con i suoi 2,8 chilometri anche la più lunga! La sua apertura avviene all’indomani del terremoto del 1693, anche se all’epoca venne battezzata via duca di Uzeda. La direttiva è quella che porta proprio all’Etna, motivo per cui poi cambiò nome. Se avete poco tempo per visitare Catania è sicuramente una bella passeggiata, con tanti negozi che si aprono sui lati. E non potrete sbagliare perché andando sempre dritto vi troverete a Villa Bellini e a due dei bar più famosi per mangiare gli arancini!
Villa Bellini (Giardino Bellini)
Percorrendo la via Etnea si incontra uno dei luoghi a che a me piacciono di più di Catania: Villa (o Giardino) Bellini. Si tratta di uno dei giardini più antichi della città, voluto nel ‘700 dal principe Ignazio Paternò Castello di Biscari. Era però molto diverso da come è allora, con siepi strutturate a formare labirinti, come era di moda all’epoca.
Fatto sta che è un luogo davvero piacevole, sia per fare una breve passeggiata, che per fermarsi e magari addentare un’arancino! Che assolutamente non può mancare in una sosta catanese. Io ho mangiato quello (strepitoso) di Savia, bar pasticceria proprio di fronte alla Villa. Di fianco c’è Spinella, di cui io non ho assaggiato nulla ma che so essere altrettanto buono!
Taormina
Sono tornata a Taormina per la seconda volta e ho ritrovato quella meravigliosa atmosfera “senza tempo” che la avvolge. Non a caso Taormina è stata una delle primissime località turistiche, per quello che noi oggi concepiamo come turismo e come villeggiatura. Lo sapevano, ben prima del XX secolo, già i Normanni, che qui venivano per congressi, convegni, visite e veri e propri soggiorni.
Il Teatro Antico
La sua fama lo precede: impossibile non avere visto le immagini del Teatro Antico di Taormina. Ma vi assicuro che vederlo dal vivo è qualcosa che, invece, non si può immaginare.
Nasce nel III secolo, e quindi come “teatro greco”, ma non era così grande. Per questo motivo oggi si chiama “teatro antico” perché come lo vediamo ora è come si è ingrandito in epoca romana. Di certo l’aspetto che lo rende così memorabile e unico, è la sua incredibile vista sul paesaggio e sul mare. È buffo quindi pensare che in origine questa vista non esistesse! La struttura era dotata di un’alta facciata che impediva la vista. Oggi, per nostra fortuna, dal Teatro Antico si ha una vista indimenticabile! Si tratta del secondo teatro antico più grande, dopo quello di Siracusa (che però mi permetto di dire, non è altrettanto “emozionante”. Il primo restauro avvenne già nel ‘700, quello recente invece risale agli anni Cinquanta.
Le vie del centro
Una volta visitato il Teatro Antico, godetevi una bella passeggiata in centro. I dettagli colorati, i piccoli vicoli e le boutique di lusso, fanno davvero sognare. Se avete poco tempo, come è successo a me, potete semplicemente percorrere il Corso Umberto, che è la strada principale delimitata da due porte: Porta Messina e Porta Catania. A metà della via vi troverete in Piazza XXV aprile, una grande piazza con la pavimentazione a scacchi che si affaccia sul Mar Ionio. Sull’altro lato, la piazza si chiude con la chiesa barocca di San Giuseppe, la chiesa di Sant’Agostino e la torre dell’orologio con il campanile merlato. È davvero una cartolina a “effetto wow”, di quelle che poi si portano sempre nel cuore!
Se vi fermate a cena (oppure se avete tempo di un pranzo tranquillo) non posso che consigliarvi una sosta al ristorante I Giardini di Babilonia. Oltre a un’ottima cucina (davvero eccellente il pesce) godrete anche di uno splendido spazio all’aperto per mangiare sotto gli aranci!
Isola Bella
Se avete più tempo non posso che consigliarvi di arrivare all’Isola Bella (che io ho visto solo a distanza). Si tratta di una piccola e affascinante isola a cui si arriva anche a piedi. Fa parte del Parco Archeologico di Naxos e Taormina e vi si accede dalle 9 alle 16 con un biglietto da 4€.
Dormire a Taormina
Se (come immagino) siete automuniti, il mio consiglio è di dormire a Capo Taormina allo splendido Una Hotels Capo Taormina, 4 stelle a picco sulla scogliera con una vista incredibile sul mare e sull’Etna. L’albergo ha anche un’incantevole spiaggia privata, area benessere e una colazione che difficilmente dimenticherete!
Escursione sull’Etna
Tra le cose a mio avviso davvero imperdibili in un itinerario in Sicilia orientale, c’è la gita sull’Etna. Non un vulcano, bensì “la montagna”. Certo, ovviamente l’Etna è un vulcano, e anzi è il vulcano attivo più alto della placca eurasiatica, ma chi vive qui lo chiama proprio “la montagna”, ma anche “mamma Etna”.
Trovo magnifico che qualcosa di potenzialmente “distruttivo” come un vulcano, con le sue eruzioni, venga accolto al contrario come elemento generatore, fecondo e portatore di vita. E in effetti è proprio così, perché è proprio la lava ad essere tanto fertile da garantire un territorio verde e rigoglioso, davvero unico.
L’escursione sull’Etna è stato uno dei momenti più emozionanti di questo itinerario in Sicilia orientale. Era un sogno che avevo da molto tempo e devo dire che le mie aspettative non sono affatto deluse! L’escursione è stata fatta in aprile e le temperature, arrivati a 2100 metri, erano di 3 gradi! Questo ovviamente non significa nulla se non che è bene informarsi prima di partire per farsi un’idea delle condizioni meteo. Ormai sappiamo quanto sia variabile e diventa impossibile fare previsioni un po’ ovunque.
Consigli per l’escursione sull’Etna
Si possono fare molti tipi di escursioni sull’Etna, io ho fatto quella con i fuoristrada su Etna Nord con Etna Excursions. Le strade asfaltate si possono ovviamente percorrere anche in autonomia, ma se avete la possibilità io vi consiglio in maniera spassionata di fare l’escursione con i fuoristrada con conducente, che vi permette di percorrere strade che altrimenti non potreste esplorare con auto normali.
Una volta arrivati a Piano Provenzana con le jeep (dove comunque potete arrivare anche in autonomia seguendo le strade asfaltate) con un altro mezzo davvero particolare siamo arrivati ai 2100 metri. Anche in questo caso, potete percorrere questo itinerario facendo trekking. Sul sito dell’agenzia che vi ho indicato prima trovate consigli e indicazioni.
Come vestirsi
Quale abbigliamento scegliere per un’escursione sull’Etna. Ovviamente dipende da quali sono i vostri programmi. Se farete trekking, va da sé che l’abbigliamento sarà quello consono. Se invece come me decidete di percorrere solo un breve tratto, non sarà necessario vestirsi in maniera così tecnica. Tuttavia, non dimenticate che si tratta pur sempre di “montagna”, quindi il consiglio è quello di usare scarpe adeguate, se non per trekking “spinto” comunque ideale a una camminata in montagna. In più, salendo in qualsiasi stagione le temperature si abbassano molto. Se potete, portate con voi uno zaino con capi che potete eventualmente aggiungere.
Villa romana del Casale, Piazza Armerina
In un itinerario nella Sicilia Orientale non potete assolutamente saltare la visita alla Villa del Casale a Piazza Armerina. Siamo in provincia di Enna, nella parte centrale della Sicilia, e qui vi aspettano 3500 metri quadrati di mosaici conservati splendidamente! E questo grazie a una delle eruzioni di “mamma Etna” che ha ricoperto la villa, che è stata poi riscoperta solo nel XIV secolo da un contadino. Non è un caso, quindi, che il sito faccia parte del patrimonio dell’umanità UNESCO.
La villa, di cui non si sa molto, occupa uno spazio di 4000 metri quadrati. Oggi, guadandosi intorno, ci si potrebbe chiedere cosa ci facesse una villa tanto importante in un luogo così isolato. In realtà anticamente la situazione era assai diversa: la zona era infatti “servita” da un fiume navigabile che portava sino al mare, e da una grande “autostrada” che collegava Catania e Agrigento. La villa romana del Casale si trovava, a tutti gli effetti, al centro del latifondo più grande della Sicilia che si chiamava FiloSofiana.
Non si sa nulla della proprietà della villa ma è ovvio che la famiglia fosse molto importante. Si trattava forse di un prefetto, o forse si occupava di commercio animali esotici (che spiegherebbe il grande mosaico faunistico).
La Villa romana del Casale era dotata di un complesso termale, in cui però l’acqua era scaldata da forni. All’ingresso ritroviamo quella che era una latrina per 20 persone, era prevista anche una sorta di bidet (passava da qui l’acqua di mare)
I mosaici di Piazza Armerina
Il motivo per cui oggi la Villa romana del Casale è una tappa obbligatoria in un itinerario nella Sicilia Orientale, sono sicuramente i mosaici, che occupano 3500 metri quadrati di superficie pavimentale. Lo stato di conservazione è eccellente, tanto che è stato scelto fare solo restauri conservativi e non integrativi.
I mosaici di Piazza Armerina sono oggi per noi un grande libro di fotografia della vita romana: scene di caccia e di pesca, racconti di vita dei bambini, schiavi, eccetera.
Per realizzarli vennero fatte arrivare maestranze nordafricane, con 37 tipi di marmo che arrivavano sulle navi insieme al grano. Nessuno dei marmi infatti proveniva dal territorio, fatta eccezione per il marmo Balatino. Non c’era superficie pavimentale che non fosse ricoperta da mosaico! Oggi i mosaici appaiono “appannati” (per vederli nella loro brillantezza bisognerebbe bagnarli con acqua) ma all’epoca venivano regolarmente trattati con cera d’api.
Sala del massaggio
Proprio di fianco alla zona della latrina, in questo mosaico sono rappresentati 4 schiavi, di cui uno con una chiave. Era lo schiavo di fiducia, una sorta di maggiordomo.
Palestra
La palestra era un ambiente di centrale importanza nella vita dell’epoca. Qui il mosaico è una descrizione del circo massimo di Roma (uno dei più grandi al mondo). Questo significa che la famiglia proprietaria conosceva Roma, il che conferma che si trattasse di una famiglia molto importante.
Peristilo
Al centro della Villa romana del Casale si apre un cortile circondato da peristilio delimitato da 32 colonne, di cui 27 originali fatte in marmo Carrara.
Mosaico di caccia con Diana
In questo mosaico sono rappresentate tutte le fasi della battuta di caccia, a partire dal sacrificio campestre in onore di Diana, dea della caccia. Diana stessa è raffigurata su un alto piedestallo. Al di là degli aspetti legati alla caccia, è interessante soffermarsi sulla vegetazione, che descrive le piante che erano presenti nell’area all’epoca, come i cipressi e le querce.
Ambulacro della grande caccia
Si tratta del più esteso esempio figurativo del genere che l’antichità ci abbia tramandato. A tutti gli effetti per noi è un grande manuale di caccia, con una rappresentazione cartografica del mondo allora conosciuto. Sono descritti infatti i possedimenti imperiali in Africa, dalla Mauretania all’Egitto, fino alle lontane terre d’Oriente. Si trattava della testimonianza visibile dell’autorità di Roma sul mondo intero.
La scena è un lungo racconto per episodi, ma senza stacchi, come le scene continue della Colonna Traiana. Per questo motivo questi mosaici si possono collocare a una fattura del IV secolo.
Nelle fasce laterali sono raffigurate scena di cattura vere e proprie, mentre la parte centrale è dedicata al trasporto degli animali via mare. Tutto l’insieme rappresenta una sorta di vademecum su come catturare ogni singola belva, ambientato in due continenti diversi. Qui potrebbe esserci anche il proprietario della villa, quell’uomo maturo che si appoggia a un bastone rappresentato nel continente di destra. Raffigurato nell’atto di sovrintendere alla cattura, con due soldati di scorta, potrebbe essere il “dux”. I “duces” avevano infatti l’incarico di procurare le fiere per il circo.
Le ginnaste in bikini
È sicuramente il mosaico più chiacchierato della Villa di Piazza Armerina! Qui sono raffigurate dieci ginnaste sul bagnasciuga, nove delle quali indossano un “bikini”. Pelle chiara, capelli biondi e labbra rosse: erano queste le caratteristiche della moda in fatto di bellezza all’epoca!
I bikini (che erano in realtà utilizzati non per prendere il sole o fare il bagno, ma per le competizioni atletiche) sono i primi nella storia! E sono stati anche parte della fortuna del turismo internazionale alla Villa del Casale. Quando un servizio televisivo decretò che i primi bikini della storia risalivano a 2000 anni fa, e che si trovavano proprio alla Villa romana del Casale.
La basilica
Nella Basilica romana si amministrava cosa pubblica. Per la sua realizzazione vennero usati
54 tipi di marmo tra cui la ruota di porfido che era simbolo di potere perché proprietà esclusiva dell’Impero (in Egitto).
Villa Romana del Casale orari e prezzi
Il sito UNESCO Villa Romana del Casale è aperto tutti i giorni dalle 9 alle 19.
Il biglietto intero costa 10€, il ridotto 5€. Insegnanti, minorenni e portatori di handicap hanno ingresso gratuito.
Valle dei Templi di Agrigento
In questo itinerario della Sicilia Orientale, la Valle dei Templi è stata una delle tappe che aspettavo con più emozione e curiosità. È stata infatti per me la prima volta, e le aspettative non sono state affatto deluse.
Quello che vediamo ora sono i resti dell’antica Agrigento, Akragas, città-stato del V secolo a.C. Vedendo oggi quasi esclusivamente templi, si potrebbe cadere nell’errore di pensare che questa fosse l’acropoli (un po’ come accade ad Atene), ma non è così. L’acropoli era infatti sull’altura dove oggi sorge la moderna Agrigento, mentre questa era una città (polis) molto grande. Era chiusa da mura lunghe 13 km alle quali si aveva accesso da 9 porte. Era di fatto una delle metropoli più grandi, insieme ad Atene e Siracusa, con un altrettanto grande quartiere dedicato agli dei. E sono proprio i resti di questo quartiere ad essere arrivati a noi.
Si tratta del più vasto Parco Archeologico in Europa e mi sembra quasi superfluo evidenziare che fa parte dei siti UNESCO.
A differenza delle città in Grecia, qui non c’era il marmo bianco, e per questo veniva usato il tufo arenario conchiglifero, pietra locale di origine calcarea che veniva poi stuccata di bianco per assomigliare al marmo!
Oggi quello stucco è andato perso e la pietra ci regala splendide sfumature dorate, che con la luce del tramonto diventano ancora più belle!
Come organizzare la visita alla Valle dei Templi
Vi consiglio, proprio per la sua vastità, di affidarvi a una guida turistica abilitata. Insieme potrete scegliere il percorso più adatto alle vostre esigenze, sia in termini di tempo che in termini di interessi. A meno che siate fini conoscitori di storia antica, il supporto di una guida è davvero prezioso!
Il Parco è aperto tutti i giorni, e in estate l’orario di chiusura si prolunga fino a mezzanotte. Come potete immaginare, come in ogni sito archeologico, la visita nei momenti del giorno e nelle stagioni più calde si può fare davvero impegnativa! Ovviamente è molto soggettivo, io soffro molto il caldo e sono ben felice di avere fatto questa visita al tramonto, in aprile.
Da un punto di vista cromatico, a me piacciono particolarmente i colori che il tramonto regala ai paesaggi, quindi vi consiglierei proprio il tardo pomeriggio per poi giungere al tramonto. E se siete fortunati come me, arrivate anche al crepuscolo con l’accensione automatica delle luci in versione notturna!
Di seguito vi segnalo i templi che ho visitato io. Tenete conto che i nomi che usiamo oggi non sono quelli originari bensì quelli che gli vennero dati in epoca Romana.
Da non perdere nella Valle dei Templi
Tempio di Castore e Polluce
È chiamato anche “Tempio dei Dioscuri”, ed è stato ricostruito parzialmente nella prima metà dell’Ottocento con pezzi di varia epoca rinvenuti nella zona. Nonostante siano rimaste solo quattro colonne, a causa di terremoti e incendi, è diventato il simbolo del Parco!
Tempio di Ercole
È il più antico edificio dorico di Agrigento, risale al 520 a.C.
Lo spazio interno era suddiviso in tre ambienti: la cella, che doveva contenere la statua della divinità, preceduto de un pronao e seguita da un opistodomo.
Danneggiato da un terremoto, ora conserva otto colonne che furono risollevate nel XX secolo da due archeologi.
Tempio della Concordia
Le ottime condizioni potrebbero far pensare che sia stato ricostruito, invece il Tempio della Concordia è arrivato a noi così ben conservato perché (al di là di un restauro) è stato usato nel corso dei secoli. I Cristiani lo trasformano infatti in una chiesa, e fu poi con la nascita dell’archeologia, in epoca borbonica, che tornò ad essere un tempio.
Lo stato di conservazione, la grandezza e la posizione, fanno sì che questo (per me) sia stato uno dei punti più emozionanti! Sul retro del tempio è collocata, dal 2011 la statua in bronzo dello scultore polacco Igor Mitoraj, morto nel 2014. Ci sono molti pareri contrastanti su questa presenza. Io trovo (quasi) sempre interessante la vicinanza tra antico e contemporaneo.
Orari e biglietti Valle dei Templi
Gli orari di apertura della Valle dei Templi variano a seconda della stagione. In estate il parco è aperto sino alle 23, e fino a mezzanotte nel weekend! Vi consiglio comunque di consultare direttamente il sito ufficiale parcovalledeitempli.it.
Il costo del biglietto è davvero irrisorio: 10€ quello intero, ci sono poi riduzioni a 5€. Sul sito ufficiale ci sono tutti i riferimenti e la possibilità di acquistare i biglietti online.
Favara Farm Cultural Park
Nel mio ultimo itinerario nella Sicilia orientale, non ho purtroppo fatto tappa ad Agrigento, che mi riservo di visitare nel mio prossimi viaggio in Sicilia. A mezz’ora dalla Valle dei Templi di Agrigento, però, ho fatto tappa a Favara. Conta solo 10mila abitanti, ospita un castello del XIII secolo e una piccola ma ricchissima chiesa barocca nel suo centro storico.
Ma c’è qualcosa di più, qualcosa di davvero sorprendente e inaspettato che fa (a mio avviso) di Favara una tappa imperdibile. Si chiama Farm Cultural Park, e come suggerisce il nome è una “fabbrica” culturale votata all’arte contemporanea. Un progetto nato nel 2010 da due privati, sognatori e appassionati di arte contemporanea, che hanno fatto (e vinto) una scommessa. Trasformare Favara (spesso dimenticata negli itinerari turistici) nella seconda attrazione turistica in provincia di Agrigento, dopo la Valle dei Templi.
Sette cortili con le loro abitazioni sono stati trasformati a partire dal 2010 da Florinda e Antonio grazie al supporto di architetti e artisti. Oggi il farm Cultural Park è un cantiere sempre in crescita, dove si incontrano artisti, dove le opere vivono dentro e insieme al contesto urbanistico, dove accadono cose.
L’idea in più: una degustazione di vini del territorio in un itinerario in Sicilia orientale
Se vi piace l’idea di scoprire alcuni dei vini più prelibati del territorio, vi consiglio una tappa con degustazione in cantina. Io mi sono fermata alla cantina Valle dell’Acate in provincia di Ragusa. Qui ho particolarmente apprezzato il Frappato DOC Vittoria, un rosso molto fresco e fruttato da uve Frappato 100%. E ovviamente il Cerasuolo di Vittroria, unico vino DOCG di tutta la Sicilia! Un rosso dal colore intenso, Morbido, pieno dal tannino vellutato, persistente e aromatico. Vi consiglio di contattare la cantina per organizzare una visita con degustazione.
Castello di Donnafugata
La sua fama lo precede: chi non ha sentito parlare di Donnafugata? Subito vi accorgerete che non si tratta di un castello, bensì di una splendida dimora. Qui soggiornava in estate la famiglia Arezzo, che acquista una semplice struttura per trasformarla e ampliarla. Il periodo di massimo splendore lo vive tra la fine dell’800 e i primi del ‘900, sotto Corrado Arezzo De Spucches.
La colorazione così caratteristica, che va dal grigio al marrone scuro, è quella della pietra pece, una pietra caratteristica proprio della zona.
Il Castello di Donnafugata può essere visitato sia negli interni che nel parco. Tra le stanze interne, segnalo la stanza con 170 stemmi che contiene un “inganno”. Pare infatti che Corrado Arezzo De Spucches amasse fare scherzi ai suoi ospiti, e per questo insieme a tanti stemmi di famiglie nobiliari siciliane ci sono anche… stemmi inventati!
Il parco, come i migliori parchi romantici, fu creato per stupire attraverso gli effetti prospettici di viali e sentieri, vedute inaspettate, meraviglie a sorpresa come la grotta-ninfeo, il labirinto in pietra (che si può ancora percorrere), eccetera.
A ciò si aggiungevano alcuni “scherzi” come la chiesetta del monaco e il romantico sedile in pietra dove le coppiette malcapitate, all’improvviso, venivano bagnate da getti d’acqua. Come vi accennavo, pare che il barone fosse un vero burlone!!
Orari e biglietti Castello di Donnafugata
Il castello è aperto da martedì a domenica. Biglietto intero 10€
Noto
Vi basteranno pochi istanti per capire perché Noto viene chiamata “la città dorata”. Se (come spesso accade qui) avrete la fortuna di visitare Noto con il sole, vi sembrerà di passeggiare in una città costruita con la sabbia e con la luce.
È strano pensare come la “rinascita” della città (che era passata in secondo piano con la supremazia di Siracusa) avvenga solo con il 1996, e solo a seguito di un fatto tragico: il crollo della cupola della cattedrale. La notizia punta i riflettori su questo gioiello barocco, che torna a essere inserito negli itinerari turistici della Sicilia orientale prima per curiosità, poi per vedere il restauro della cupola, terminato 10 anni dopo.
Ma, facendo un passo indietro, l’identità di Noto si definisce già prima a seguito di un “incidente”: il terremoto che nel 1693 colpisce buona parte della Sicilia orientale. È in questo momento che la città di Noto viene ricostruita in chiave barocca grazie agli interventi di grandi architetti come Rosario Gagliardi. Ma oltre ai monumenti venne riprogettato anche l’impianto urbanistico, che benne pensato su tre vie principali, concepite per essere sempre illuminate da sole. Non solo: il progetto prevedeva che ogni viale fosse dedicato a un ceto sociale specifico: il corso principale al clero, quello superiore alla nobiltà e quello inferiore al popolo. Ecco il perché di tante chiese lungo corso Vittorio Emanuele!
Visitare il centro storico di Noto
Il centro storico di Noto si visita in poche ore, ma come sempre se avete modo di fermarvi per la notte sarà una piacevolissima tappa.
L’itinerario si snoda partendo dall’Arco di Trionfo e vi porta sul corso principale, il corso Vittorio Emanuele.
Chiesa di San Francesco d’Assisi all’Immacolata
Costruita tra il 1711 e il 1750, sorge di fianco al convento francescano. L’interno della chiesa, come da tradizione francescana, è a navata unica, con pareti bianche dalle decorazioni rococò.
Cattedrale di Noto
Iniziata subito dopo il terremoto del 1693, è il simbolo della ricostruzione di Noto, anche se venne conclusa solo nel 1770.
È insieme imponente e semplice, in cima alla scalinata, con due torri campanarie e una facciata tutto sommato molto equilibrata tra motivi barocchi e motivi classici.
La cupola, crollata nel 1996, viene ricostruita 10 anni dopo. Gli affreschi, terminati nel 2011, sono opera dell’artista russo Oleg Supereko, già “madonnaro” a Firenze, scoperto dal critico Vittorio Sgarbi.
Di fronte alla cattedrale, rialzato rispetto alla piazza, sorge Palazzo Ducezio, sede del municipio.
Per le strade di Noto
Proseguendo sul corso Vittorio Emanuele, si arriva a via Nicolaci, che è stata scelta per ospitare la famosa Infiorata. Ogni anno a maggio, la strada viene ricoperta da coloratissimi petali, fino a formare un tappeto floreale. Ogni anno viene scelto un Paese diverso a cui è “dedicata” la creazione.
Difficile non perdersi tra i dettagli dorati dei palazzi, primo fra tutti Palazzo Nicolaci Villadorata, con i balconi panciuti e le mensole sorrette da animali e arabesche.
Siracusa e Ortigia in un giorno
Come detto per altre tappe di questo itinerario nella Sicilia orientale, se avete più tempo da dedicare a Siracusa e Ortigia potrete fare le cose con più calma e aggiungere alcuni luoghi di visita. Se invece come me potete allocare solo una giornata a questa tappa, potrete assaporare un pochino dell’una e dell’altra, cercando di vederne il meglio!
Parco Archeologico di Neapolis a Siracusa
Considerando di dedicare, quindi, mezza giornata a Siracusa e mezza giornata a Ortigia, la scelta su Siracusa non può che ricadere sul Parco Archeologico di Neapolis. Ho visto davvero tanti parchi archeologici nella mia vita, ma nessuno assomiglia a questo. Forse per la commistione di più momenti storici, o ancora per la convivenza tra la storia e una natura che sembra primordiale.
Per tornare alle origini della Neapolis, bisogna avvolgere il nastro del tempo sino al V secolo a.C., quando Siracusa diventa capitale di un regno molto nella Sicilia orientale. Si tratta di un periodo molto florido, che il tiranno Gelone vuole celebrare con una commisurata espansione urbanistica. Da una parte è necessario rispondere alla pressione demografica, dall’altra bisogna ostentare il potere di Siracusa. Il centro di questa espansione si chiama Neapolis, e l’attuale Parco Archeologico ne custodisce una parte.
A nord di quest’area, sempre all’interno del parco, sorgono le affascinanti latomíe, misteriose cavità scavate nella roccia che sono servite anche da prigioni.
Il Teatro greco di Siracusa
Se avete seguito questo itinerario, avrete già visitato il teatro antico di Taormina e potreste per questo sentirvi “delusi” da questa visita. L’impatto in effetti è molto differente, ma si tratta di uno dei teatri più importanti di tutta l’antichità, e non solo per dimensioni. Costruito nel V secolo a.C., ospitava 6500 spettatori. Ed è proprio qui che nasce la Commedia con Epicarno.
L’impianto, come lo vediamo oggi (i suoi resti) risale alla sua ricostruzione romana.
I bizantini, che non avevano interesse per il teatro, utilizzarono la zona come area cimiteriale: per questo tutto intorno possono riconoscersi ancora oggi le tombe.
L’Orecchio di Dionisio
Pare che a dare il nome a questa caratteristica grotta fu il Caravaggio in persona. Si tratta di una cavità artificiale alta 23 metri, con una particolare forma a “S”. Fate la prova della eco: così potente che Dioniso ascoltava le voci dei prigionieri!
Altare per il sacrificio degli dei
L’ara di Ierone, lungo 200 metri e largo 20, è il più grande altare conosciuto nel mondo greco. Pare che in occasione delle celebrazioni annuali venissero sacrificati 450 tori!
Latomìa del Paradiso
Questa è sicuramente la zona del parco in cui ho avuto proprio la sensazione di essere in un luogo primordiale, dove il tempo è rimasto sospeso. Qui la natura sembra non badare troppo alla presenza della storia, ed è un rigoglioso mondo verde di cipressi, ulivi, pini e ficus.
Prezzi e orari del Parco Archeologico di Neapolis
Il biglietto intero costa 13€, 6,50€ il ridotto, diverse categorie di gratuità.
Gratuito la prima domenica del mese, il 2 giugno e il 4 novembre.
Aperto tutti i giorni, in estate orari più prolungati.
Pranzo nel parco
Se vi trovate in entrata o in uscita a dover pranzare, vi consiglio una sosta al bar ristorante Momento. Molto carino e luminoso, si mangia bene e affaccia proprio sul verde del parco. È anche bed & breakfast, ma non ho visto le stanze.
Ortigia
Sono stata a Ortigia più volte, eppure, nonostante questo, non ha mai smesso di essere per me un luogo davvero speciale. Ho sempre l’impressione che qui la luce abbagliante e unica della Sicilia si faccia ancora più straordinaria. Che tutto sia fuori dall’ordinario, che ci sia un’energia particolare. Sarà il bianco lucente della cattedrale, o forse i papiri della Fonte Aretusa, o forse i vicoli stretti, o forse tutte queste cose messe insieme!
Insomma, in un itinerario nella Sicilia orientale, visitare Ortigia, almeno per qualche ora, è davvero un imperativo!
Anche se non ne avrete la percezione, Ortigia è un’isola, e fa parte di Siracusa, a cui è collegata da due ponti. A dire il vero, è la parte più antica di Siracusa, e mentre quest’ultima ha avuto una storia fatta di alti e bassi, Ortigia è stata sempre in continua evoluzione, dal 27 a.C. a oggi.
Si trattava, all’epoca, di una delle città meglio fortificate del Mediterraneo. Le mura spagnole arrivarono ad essere alte quanto gli attuali palazzi.
Il primo incontro che farete sono i resti del Tempio dorico di Apollo, composto da colonne monolitiche che volevano ricordare fusti di alberi. Dietro le colonne si intuisce quella che doveva essere l’entrata di una chiesa normanna.
Percorrendo la via Cavour si arriva dritti alla cattedrale. Era questo il tracciato antico della città, nata come via degli artigiani perché conduceva dritto al porto.
Il consiglio è quello di concedervi almeno una mezza giornata qui, passeggiando per i vicoli e fermandovi almeno in due delle tappe imperdibili:
Duomo di Siracusa (Cattedrale Metropolitana della Natività di Maria Santissima)
Questo è esattamente il luogo in cui, ogni volta che mi è capitato di andare a Ortigia, mi sono chiesta come potesse esistere tanta luce e tanta bellezza!
Come molti altri monumenti citati in questo articolo, anche la cattedrale fa parte del patrimonio dell’umanità UNESCO.
Quella che si vede dall’esterno potrebbe sembrare una “normale” cattedrale barocco e rococò. Ma entrando e approfondendo la sua storia si scopre che qui c’era un tempio greco, di cui all’interno si scorgono ancora alcune parti. Non solo, della stratificazione storica rimangono anche evidenze di quella che fu una cattedrale normanna. Insomma, questo è sempre stato il luogo sacro di Siracusa, l’epicentro sacro di cui ancora oggi si percepisce chiaramente tutta l’energia.
Fonte Aretusa
A proposito dell’unicità di Ortigia, forse non sapete che questo è l’unico luogo in Europa in cui cresce il papiro, insieme al fiume Fiumefreddo.
La fonte deriva da uno sfogo della falda freatica nel lato opposto del porto e da sempre ha incantato e affascinato poeti e scrittori.
Come specificato all’inizio, questo non può e non vuole essere un itinerario completo della Sicilia orientale. Molte sono le tappe che si potrebbero aggiungere, ma spero possa esservi utile come traccia.
Per approfondimenti vi consiglio di consultare i siti ufficiali di Visit Sicily https://www.Visitsicily.info e Regione Sicilia https://www.regione.sicilia.it/istituzioni/regione/strutture-regionali/assessorato-turismo-sport-spettacolo
Tags: on the road