Cucina Italiana Eindhoven, intervista ad Ailén Gamberoni – Ho conosciuto Ailén tre anni fa, in occasione di un viaggio stampa a Dusseldorf,ed è stata subito “affinità elettiva”. Giornalista, PR, ironica, amante (e conoscitrice) della buona cucina e del vino.
Non ci siamo viste molte volte io e Ailén perché si sa, il tempo corre veloce, soprattutto a Milano. L’ultima volta che abbiamo passato del tempo insieme è stato poco più di due anni fa in un ristorantino giapponese in Cadorna. “Mi trasferisco a Eindhoven. Ma vedrai, ci vedremo più di prima!”.
E a Eindhoven, in effetti, ci sono già stata a trovare Ailén e Giovanni (il suo compagno) che in questa città hanno trovato lo scenario perfetto per dare vita a un progetto a cui hanno lavorato con impegno, dedizione e passione negli ultimi due anni.
Si chiama Cucina Italiana e non è una scuola di cucina come le altre. Io ci sono stata e lì (oltre ad assaggiare una parmigiana pazzesca) ho visto persone che avevano voglia di stare insieme, un po’ come a casa, ma forse anche un po’ come in Erasmus. In quel clima di passaggio e di scoperta, ma anche di ricerca di radici, che accomuna tutti gli expat.
Nell’immaginario comune si lascia casa per un paradiso tropicale. Palme, cocco, chiringuito sulla spiaggia… Insomma, come ti è saltato in mente di mollare tutto e trasferirti in Olanda?!
Ho sempre avuto un ottimo rapporto con gli Olandesi, in passato mi era capitato spesso per lavoro di interfacciarmi con loro. Ma mentre in città come Amsterdam, Rotterdam e Urecht non sono riuscita a entrare nel profondo con le persone, a Eindhoven è stato subito tutto diverso. Siamo al sud dell’Olanda, il modo di vivere la vita è più godereccio, simile al nostro rispetto al nord del Paese.
Ho conosciuto Eindhoven grazie a Giovanni. Lui è stato qui per la prima volta quando aveva 18 anni, qui ha fatto il suo primo tatuaggio!
Quello che mi piace di Eindhoven è che è una città a portata d’uomo. Paradossalmente il fatto di essere stata completamente bombardata è stata la sua forza, perché è stata ricostruita secondo le reali esigenze dei cittadini. C’è tanto verde, è pensata per essere attraversata in bici, c’è spazio per il divertimento… Quando mi capita di guardarla dall’alto mi rendo conto che è anche piuttosto grande, ma nella vita di tutti i giorni, quando la vivo, non me ne rendo conto perché è fatta a misura d’uomo.
Quando siete arrivati a Eindhoven, due anni fa, avevate già tra le mani il vostro progetto. Ma è nata prima Eindhoven, o Cucina Italiana?!
Il progetto e la destinazione sono nati più o meno contemporaneamente. Inizialmente l’idea era quella di portare il progetto a Basilea, ma uscire dall’Europa era complicato. Così abbiamo pensato a Eindhoven proprio per via di quell’affinità che sia io che Giovanni avevamo percepito. Abbiamo fatto un anno di test ed esperimenti venendo qui un week end al mese. I feedback che abbiamo raccolto sono stati da subito positivi, abbiamo conosciuto tanti Olandesi appassionati non solo di cibo, ma anche di cultura italiana .
Ed è proprio questo che ci appassiona di questo progetto, e che fa di Cucina Italiana una realtà diversa da tutte le altre scuole di cucina. Non si tratta solo di imparare a cucinare, di conoscere la cucina italiana, ma anche di esplorare la cultura. I discorsi possono sfociare nella geografia, nella storia dell’arte, nella musica classica…
In due anni Cucina Italiana si è affermata a Eindhoven ed ha avuto un tale successo da essere anche premiata…
Nel giro di poco tempo abbiamo ottenuto due riconoscimenti, uno dall’Italia e uno dall’Olanda.
Per la festa della Repubblica Italiana abbiamo avuto l’onore di cucinare per l’ambasciata italiana: abbiamo cucinato per 700 Italiani che vivono in Olanda! Farli sentire a casa è stato molto bello, e la lettera di ringraziamento che ci ha poi mandato l’ambasciatore ci ha dato una bella carica.
La settimana dopo la città di Eindhoven mi ha consegnato un premio come expat dell’anno. Il premio è stato consegnato a me perché sono più spesso in prima fila quando si tratta di pubbliche relazioni, ma ovviamente è stato consegnato a “noi”. Senza Giovanni non sarebbe successo nulla di tutto questo.
Quello che la città di Eindhoven ha voluto premiare è l’impegno prodigato da Cucina Italiana nei confronti degli stranieri in città, non solo degli Italiani. Chi viene qui si sente a casa, perché in realtà siamo noi stessi, come expat, ad avere bisogno di casa.
Vi manca qualcosa dell’Italia?
A parte gli affetti… sinceramente nulla. Non tornerei indietro. Soprattutto ora sentendo quello che accade in Italia. E il cibo… beh, per noi non è certo un problema 🙂
Il progetto Cucina Italiana è attualmente sospeso.