Se intervistare i propri amici è peccato, io lo ammetto: ho peccato! Ma l’ho fatto per una buona causa e perché la mia amica, Elisa Balconi, con il suo ultimo libro “Il mio nome non è Alice Kerr” mi ha accompagnata durante il volo che recentemente mi ha portata a Capo Verde (e di cui devo ancora scrivere, lo so!).
Se penso a questo libro penso quindi a un viaggio. Anzi, a un viaggio nel viaggio. Il viaggio che tra le pagine del libro si compie accompagnando la protagonista, una bambina di undici anni, nella sua vita stravolta da un rapimento.
“Il mio nome non è Alice Kerr”. Una dichiarazione di identità a contrario, che passa attraverso una negazione. Non un “chi sono” ma un chi “non sono”.
Di questa bambina non conosciamo il nome ma sappiamo del suo rapporto morboso con la sua compagna di classe, Alice Kerr. Da lei vista come un piccolo angelo biondo, la coetanea in realtà è una bambina che non si farà scrupoli a far sì che a essere rapita sia la sua amica e non lei.
Una scelta che stravolgerà la vita della piccola protagonista che, rapita da un’organizzazione malavitosa, si troverà suo malgrado a innamorarsi di un uomo, il padre di Alice.
Impossibile non pensare a Lolita leggendo il tuo ultimo romanzo. L’amore, ossessivo e totalizzante, è quello tra un uomo e una bambina in età che farebbero facilmente pensare a un rapporto padre figlia.
In effetti “Lolita” è uno dei miei romanzi preferiti, ma di certo non voglio paragonare il mio libro a un capolavoro del genere! Quello che lega i due protagonisti è una vera e propria ossessione, tanto che la figura di lei possiamo definirla più un’idea che una persona. Non viene mai nominata, lei incarna il suo stesso trauma, quello di essere stata strappata all’ingenuità della pre adolescenza, dalle sue certezze, dalla sua famiglia, e di venire ricoperta da un’altra identità. Con il rapimento la protagonista viene cancellata sia fisicamente (nessuno ha più sue notizie) sia come persona. Nel susseguirsi delle vicende, di questa vita “nascosta” insieme al suo rapitore, la protagonista cambia anche nome, ma non sappiamo mai quale sia il suo vero…
Più che le persone, mi viene da dire che i veri protagonisti del tuo romanzo siano i profili psicologici. E non è certo un caso, dato che la tua professione “primaria” è proprio quella di psicoterapeuta, nonostante dopo numerosi saggi tu sia già al terzo romanzo!
In effetti è così. Quello della protagonista femminile rispecchia il profilo di una bambina traumatizzata, che “costruisce” la sua personalità intorno al trauma. Alice è la personalità che fa da sfondo, quella del leader. Lui dimostra di essere un uomo di fragilità. Da una parte è invischiato con la mafia, dall’altra ha una relazione con una bambina, alla quale si aggrappa lui stesso come sostegno. Il suo profilo è quello del predatore sessuale.
Trovo molto interessante il fatto che il romanzo possa essere letto su più livelli. Quello più immediato riguarda la storia, molto coinvolgente e incalzante, ma più in profondo c’è un’analisi molto sottile che delinea gli effetti di un trauma su una bambina.
È proprio questo in effetti il focus del libro, ho voluto indagare cosa può accadere a una ragazzina traumatizzata. Anche le ambientazioni che ho scelto, che seguono le vicende del rapimento e della relazione tra l’uomo e la bambina, sono lo specchio dell’evoluzione emotiva di questa relazione. L’Alsazia, con i suoi paesini colorati e fiabeschi, fa da sfondo e un momento romantico della storia. Vaduz è invece lo scenario di un momento critico della storia d’amore tra i due fuggitivi. Di per sé queste destinazioni non hanno un significato specifico, avrei potuto scegliere anche Piacenza!
Ci sono altri due personaggi che potremmo considerare fondamentali ma che sono totalmente invisibili: Alice Kerr, che dà il titolo al romanzo, e il padre della protagonista. Di entrambi non sappiamo nulla dopo che la ragazzina viene rapita.
Alice, il padre della protagonista e tutte le altre “comparse” sono del tutto funzionali a far emergere le specificità psicologiche e comportamentali dei due protagonisti.
Se all’inizio del romanzo sembra che Alice Kerr sia una figura centrale, ben presto si capisce che quel rapporto ossessivo tra le due ragazzine era in realtà solo una costruzione della protagonista.
Allo stesso modo il papà “scompare” perché scompare dai pensieri della protagonista, la cui salvezza è legata al fatto di incollarsi al “qui e ora”.
L’intervista a Elisa è nata in occasione della presentazione del libro al Bar Incontri di Pessano con Bornago (MI) all’interno dell’iniziativa “Aperitivo d’autore” promossa dall’Azienda Agricola Podere Casale.