FQuesto è un post di riflessione sulla mia esperienza.
Prima di scrivere qualsiasi altra cosa, è bene che faccia outing: io adoro Christo. Non avevo mai visto una delle sue opere dal vivo. Non avevo mai visto l’impacchettamento di Vittorio Emanuele II a Milano nel 1970, non c’ero. È vero, nel 1970 un’(opera)azione così aveva senz’altro un altro senso, un altro effetto, un altro impatto. Ma lo adoro lo stesso. E se mi chiedete se secondo me è arte, io rispondo di sì, anche se persone ben più competenti di me hanno distrutto l’opera dell’artista bulgaro. Philippe Daverio, in primis, che l’ha definita un’operazione allo stesso livello di una sagra, mettendo il punto sul fatto che non si tratti di arte perché “troppo semplice”. E ancora, Vittorio Sgarbi l’ha definita una passerella verso il nulla.
Non posso nulla nei confronti di due pensieri di questo calibro, se non dire che no, io non sono d’accordo, che per me l’arte è e rimarrà per sempre “un modo speciale di pensare”. Lo diceva Harold Rosenberg e chi mi segue sa che io amo citare frequentemente questo assunto, perché mi sembra la maniera più semplice, esaustiva e strabiliante che io abbia mai avuto occasione di leggere come “definizione dell’arte”.
È vero, come dice Daverio (non che il suo pensiero abbia bisogno di miei sostegni o critiche), che il Floating Piers è “troppo” semplice, che le opere dei Maestri possono essere vissute infinite volte e che infinite volte hanno da trasmettere qualcosa di diverso. Verissimo e inconfutabile, credo che questa sia uno dei più grandi poteri dell’arte. Ma Daverio fa qui riferimento, non a caso, ad artisti di altri momenti storici, e nello specifico a Bach e Michelangelo. Si potrebbe dire lo stesso, ad esempio, della Marylin di Warhol? Che sia ben chiaro, io adoro Warhol, ma non sono certi infiniti gli input che ricevo dalle sue opere, perché l’arte è espressione anche di un momento storico, non solo da un punto di vista dei contenuti, ma anche nella sua fruizione.
Chi percorrerà cento volte le passerelle di Christo, secondo Daverio, “è un cretino”, contrariamente a chi ascolterà 100 volte una sinfonia di Bach. Io ho percorso solo una volta le passerelle di Christo e con ogni probabilità non lo farò più, ma più per una questione di organizzazione e di impegno che per altro. Lo farei, se fosse possibile, quando non c’è nessuno, per godermi più l’opera che la calca. A 100 volte certamente non arriverei, ma io credo che oggi abbiamo bisogno “anche” di esperienze come queste. Che non mi piacd chiamarle “mordi e fuggi”, perché sfido chiunque abiti a più di 10 km da Sulzano a fare un’esperienza mordi e fuggi con l’opera di Christo. È impossibile! Però di esperienze che, sì, in qualche modo percepiamo come “facili”, perché si tratta solo di camminare su passerelle colorate d’arancio e di arrivare su un’isola a piedi. Non mi è sembrato di camminare sull’acqua, devo dire la verità, perché per quanto fluttuante la passerella è molto solida. In alcuni punti mi sembrava di camminare sulla sabbia, questo sì, complice la giornata di sole rovente che faceva luccicare il telo arancio e l’acqua che bagnava la passerella! 🙂 Lo ammetto, ho anche pensato che sarebbe stato perfetto un Mohito! 😀
Non so cosa abbiano pensato, percepito, immaginato, le migliaia di persone che erano con me lungo le passerelle, tanto quanto non so cosa pensino le migliaia di persone che ogni giorno passano davanti al David di Michelangelo o che ascoltano una sinfonia di Bach. Ma sono convinta che, nelle dovute differenze e sfumature, l’azione di percorrere una strada che non c’era, la possibilità di percorrere un ponte anziché cercare di scavalcare un muro, siano anch’esse una forma d’arte, quel modo di concepire l’arte che per me è universale, ovvero “un modo speciale di pensare”.
Io credo che proprio oggi abbiamo bisogno più di ponti e passerelle, che di muri e dogane. E attraversarli non può che farci bene.
Tags: mostre e musei
4 Comments
Lascio il commento dopo che il 3 luglio avrò fatto il percorso ,al momento dovunque porti ne sono affascinata!Manuela
Manuela aspetto il tuo racconto e le tue impressioni allora! 🙂
Mi piace un sacco come hai affrontato l’argomento! E per quanto io non andrò, ho adorato leggere le tue idee. Da brava laureata in storia dell’Arte Moderna (e quindi antica) sono molto vicina al pensiero di Daverio e Sgarbi, a volte più ancora di loro… Per me Arte non è solo un pensiero speciale…
Ma questa idea e questa installazione, mi sa tanto che abbia una sua storia a parte. Qui mi sentirei di dire che la penso come te 😉
(coerenza mai!) 😉 ahahaaha
ahahah grazie mille Simona! Ma la coerenza non deve mica essere una gabbia… per fortuna talvolta si cambia idea! 😉