Ottocentodieci Ristorante, viaggio nel gusto con lo chef Rigels Tepshi – C’è un luogo in cui le distanze si azzerano. Non ci sono più chilometri né barriere, solo strade da percorrere. Quelle del gusto.
C’è un luogo dove il profumo dei limoni di Sorrento può convivere con il sapore della zucca della Lomellina e il peperone può togliere il posto alla ciliegina sulla torta.
Questo luogo si chiama “cucina”, che è una stanza ma è anche un modo speciale di pensare, di creare, comunicare.
L’ho pensato quando, la scorsa settimana, sono stata da Ottocentodieci Ristorante, un indirizzo davvero speciale dove mangiare a Sannazzaro de Burgondi, in provincia di Pavia. Annalisa e Veronica Magri, le sorelle napoletane proprietarie del ristorante, li hanno voluto contare i chilometri che le separano da casa. Sono 810 e sono proprio quelli che danno il nome al ristorante, aperto tre anni fa all’interno dell’Hotel Eridano (piano dehors) ma riaperto a dicembre 2018 dopo un restyling.
Ottocentodieci Ristorante e lo chef Rigels Tepshi
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L’ho pensato quando, insieme ad alcuni colleghi (Francesca di Vivere per Raccontarla, Elena di Cucinama, Marco di Mare di Sicilia e dintorni e Cristina di Good Food Lab) sono entrata in cucina e ho osservato lo chef. Classe 1990, Rigels Tepshi sembra non curarsi dei chilometri e delle distanze. Dei viaggi, dei cambiamenti, e forse anche della fatica che questi comportano. Ha la passione della cucina e dall’Albania, suo Paese natale, viene in Italia. Lavora come sous chef al Ristorante Trussardi alla Scala, poi a fianco di Antonio Guida al Seta del Mandarin Hotel.
Non parla di stelle ma di ingredienti, mi fa scoprire che in Lomellina c’è una qualità di zucca straordinaria, la bertagnina. Con quel sapore così avvolgente e rassicurante, che sa di terra e di territorio. La mette all’interno di un raviolo, rigorosamente fatto a mano, con pompelmo rosa, pepe di Timut, brodo di salame d’oca di Mortara. La sua è una cucina d’autore, di quelle che prima si mangiano con gli occhi, ma non ha paura di muoversi da nord a sud, percorrendoli questi 810 chilometri, e anche di più.
Il menu di Ottocentodieci Ristorante è un menu tanto ricercato quanto accogliente. È un menu fatto di tanta sperimentazione, sì, ma che fa sempre il primo passo nel solco della tradizione. Del pane e della pasta fatti in casa, delle lumache e del pollo comprati da chi li alleva con rispetto (è l’azienda agricola Moncucco di Massimo Greppi), del pesce solo italiano cresciuto nei nostri mari. È un menu che ha due grandi protagonisti: gli ingredienti e i commensali. I primi, scelti con cura e sempre di altissima qualità. Biologici o a chilometro zero, quando possibile. I secondi, destinatari di creazioni che destano curiosità, ma che non sono mai fine a sé stesse. E in questo viaggio da nord a sud, la scelta dei vini accompagna gli ospiti di Ottocentodieci Ristorante valorizzando i vitigni del Pavese e dell’area partenopea, con incursioni in altre regioni a vocazione vinicola italiane e straniere, oltre a una curata selezione di bollicine.
Ottocentodieci Ristorante ha una golosa costola: l’810 Bistrot & Pizza dove gustare una cucina moderna e di qualità a prezzi accessibili e pizze gourmet realizzate con farine macinate a pietra, lunga lievitazione e cottura in forno a legna.
I prezzi di Ottocentodieci Ristorante
Antipasti a partire da €14, primi piatti da €15, secondi da €24 e dolci da €10. Oltre alla carta, Ottocentodieci Ristorante propone anche due menu degustazione, uno da €55 e uno da €70 vini esclusi (l’abbinamento di vini al calice ha un costo di €20). I menu degustazione si servono per tutto il tavolo.
Ottocentodieci Ristorante, la sala e il servizio
Non appena sono entrata in sala mi sono sentita “a casa”. Un mix romantico e moderno, con la carta da parati a fiori, il terrarium e le piantine, piccoli dettagli che sanno di casa e di accoglienza, che fanno stare bene. Gli spazi insieme luminosi e avvolgenti, la mise en place curata nella scelta del tovagliato. I tavoli rotondi per le cene intime e quelli più grandi per le tavolate conviviali. La lampada da tavolo, l’accessorio per posare la borsa (ma perché non è obbligatorio in tutti i ristoranti?!) e tanti piccoli accorgimenti che vanno tutti in una direzione: quella degli ospiti. Le porcellane, quelle che non si limitano a contenere le pietanze, ma che le accompagnano e ne esaltano la bellezza (sono di Royale Porcellana).
Il maître Benito Langella
Ma se quello della cucina è un vero viaggio nei sapori e nei territori, quella della ristorazione è un’arte che non può prescindere dal servizio in sala. Attento, professionale e allo stesso tempo spontaneo quello di Ottocentodieci Ristorante, la cui sala è in capo al maître Benito Langella. Nella sua storia ci sono solide esperienze in prestigiosi hotel e ristoranti di Milano tra cui Palazzo Parigi. Attento a ogni dettaglio e alla cura sollecita ma riservata dei clienti, dalla descrizione della carta alla scelta di vini, sino alla selezione dei rum da gustare nella sala dedicata.
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[…] anche le altre riflessioni su Ottocento Ristorante scritte dai miei compagni di viaggio: Chiara Con un viaggio nella testa, Marco Francesca di Vivere per Raccontarla, Elena […]