Città d’arte per eccellenza, luogo dalla storia ricchissima, in passato addirittura regno in grado di influenzare in maniera rilevante il corso della storia, Venezia è una città impossibile da ignorare in termini di attrazioni e turismo. Al giorno d’oggi, la Serenissima è una delle mete turistiche mondiali predilette, e i motivi sono quasi scontati. Non è facile trovare un’altra città con un simile livello di bellezza, tra arte, storia e unicità architettonica.
Non solo arte, musei e mostre, però, per la bellissima laguna: oggi, infatti, andiamo a vedere più da vicino quali sono le delizie veneziane da assaggiare che non dovreste perdervi per nulla al mondo durante un soggiorno in città.
Venezia, infatti, ha una ricca tradizione culinaria che nel corso dei secoli le ha permesso di costruire un’identità unica e invidiata da molti altri luoghi della penisola, tra il culto per il buon vino e tantissimi modi di realizzare il pesce. Non soltanto, quindi, ombre di vino, cicchetti col baccalà o tramezzini, ma anche primi, secondi e dolci incredibili.
Prima di riempirci la pancia, però, facciamo riposare le braccia lasciando zaini e valigie presso un apposito deposito bagagli a Venezia; viaggiare comodi vi permetterà di godere appieno il tour in questa complicata ma splendida città.
Per gli stomaci più forti: il fegato alla veneziana
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Partiamo fin da subito con un secondo particolarmente unico, complice un sapore che è davvero difficile esportare altrove. Il fegato alla veneziana, infatti, è un piatto dal sapore particolarmente intenso, dovuto alla combinazione di due ingredienti preparati in maniera sapiente.
Da una parte c’è il fegato di vitello, cotto unicamente nel burro in padella, dall’altra invece c’è la cipolla, che viene fatta stufare e addolcire contemporaneamente, così da contrastare al meglio il sapore della carne.
Solitamente accompagnato dalla polenta, il fegato alla veneziana è un piatto estremamente forte e deciso, che rappresenta un certo modo tutto veneziano di intendere la cucina, in bilico tra raffinatezza e ingredienti di recupero.
Polenta e gamberetti di laguna
In veneziano, il termine “schie” serve per indicare un particolare tipo di gamberetti che, spontaneamente, prolifera all’interno delle acque della laguna.
Questi, nel corso degli anni, sono stati combinati con gli elementi più disparati e la ricetta di oggi, polenta e schie, è forse uno degli esempi più sublimi di cosa la cucina veneziana è riuscita a fare nel tempo.
L’alimento di base, chiaramente, è rappresentato da farina gialla o bianca che, mescolata ad acqua e fatta cuocere a lungo, assume la classica forma morbida della polenta; abbinata poi alle schie, fatte stufare lentamente, la polenta assume un sapore marittimo, diventando deliziosa. Inutili i contorni quando hai un piatto unico deciso, forte e completo.
Attenti all’alito… coi bigoli in salsa!
Tipicamente serviti durante il cenone della vigilia di Natale, oggi i bigoli in salsa sono uno dei piatti simbolo della vera cucina veneziana, anche grazie al loro sapore incredibilmente deciso e riconoscibile, che fa utilizzo di due ingredienti molto comuni nella cucina veneziana.
Parliamo di un primo piatto dal sapore molto forte perché mescola una pasta lunga, simile allo spaghetto ma più spesso e tondeggiante, a una salsa fatta con cipolle stufate e sarde, così da aggiungere al tutto un mix letale di dolce e salato.
Esistono alcune varianti dei bigoli in salsa, che spaziano tra diverse combinazioni di verdure e di pesce; a voi la scelta su quale bigolo provare!
Granchio in tutte le salse e in tutti i modi
Parliamo invece adesso di un piatto che sta lentamente scomparendo, anche a causa della progressiva comparsa di specie invasive, come il granchio blu.
Durante la primavera e l’autunno i pescatori, tramite le reti collocate nei fondali più bassi della laguna, raccolgono i granchi autoctoni, chiamati “moeche”; durante le stagioni intermedie le moeche fanno la muta e perdono il guscio, avendo quindi una carne più saporita e gustosa.
Tecnicamente esistono due tipologie di granchio: le moeche, i maschi, e le masanete, ovvero le femmine; a cambiare leggermente è il sapore, perché le femmine, quando pescate durante il periodo autunnale, sono pieve di uova.
Una volta pescati, questi ingredienti vengono lessati e conditi con una combinazione di olio, pepe, aglio e sale, accompagnati spesso dalla polenta.
Esistono poi altre varianti più o meno gustose: ad esempio c’è la moeca fritta, passata in una croccante pastella, o la granseola, ovvero un granchio di grandi dimensioni farcito con una salsa alla cipolla.
Il buon vecchio baccalà
In apertura dell’articolo abbiamo citato i cicchetti, ovvero gli spuntini da aperitivo che rappresentano per molti il perfetto accompagnamento al vino che viene servito a Venezia. I cicchetti sono spesso polpette, crostini e finger food di ogni tipo. Uno dei cicchetti più popolari in assoluto è senza dubbio quello che accoppia il pane e baccalà, col pesce lasciato mantecare a lungo, così da diventare quasi molle e risultare perfetto in accompagnamento ai carboidrati come pane, grissini o polenta.
Non tutti sanno che il baccalà infatti è stato portato in Italia oltre 500 anni fa da un mercante veneziano, tale Pietro Querini, che in seguito a un semi naufragio nel circolo polare artico scoprì come la popolazione locale si nutrisse di merluzzo lasciato essiccare al sole nel clima freddo della Norvegia.
E i dolci della laguna?
Per i dolci siamo costretti a fare una carrellata veloce perché, curiosamente, la tradizione veneziana è piena di tante opportunità diverse. Durante il periodo del carnevale, ad esempio, ci sono le “fritole”: frittelle dolci con uva passa, farina, zucchero, pinoli, latte e lievito; durante l’autunno vanno per la maggiore dei biscotti speziati chiamati zaleti, o “zaeti”, trasportati a Venezia dagli immigrati provenienti dal veneto montano (da cui proviene la fine farina di mais necessaria per realizzarli).
Tra i dolci più tradizionali troviamo anche i “baicoli”, biscotti secchi nati per offrire un prodotto dolce da assaggiare durante i lunghi viaggi delle navi mercantili, poi diventati popolari anche sulla terraferma dopo essere stati accoppiati con un buon tè caldo dalle nobildonne dell’allora repubblica marinara.